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Dr. Pier Luigi Putrino
Albo degli Psicologi del Piemonte - Sezione A - N: 8030
APPROCCIO
Per una maggiore efficacia, il mio metodo lavorativo integra gli aspetti più funzionali di 3 diversi tipi di approcci moderni di cui è indiscussa l'efficacia clinica in ambito nazionale e internazionale: LA PSICODIAGNOSI, L'APPROCCIO PSICODINAMICO e L'APPROCCIO SISTEMICO-RELAZIONALE.
Che cosa è la psicodiagnosi
La psicodiagnosi (diagnosi della mente), soprattutto nella consulenza individuale, è fondamentale per inquadrare rapidamente il problema della persona che richiede un sostegno psicologico o una valutazione clinica per fini legali/assicurativi.
Per far capirne l'importanza e l'utilità la paragono spesso agli esami del sangue che il medico di base prescrive per avere un primo e fondamentale punto di partenza che dia un quadro generale della situazione clinico-medica del paziente prima di iniziare qualunque tipo di cura o di percorso specialistico.
La psicodiagnosi è esattamente la stessa cosa: offre allo psicologo e al paziente una fotografia completa della situazione attuale e, esattamente come le analisi del sangue, aiuta a capire in maniera molto lucida e chiara qual'è il problema, quali sono i punti di forza e debolezza della persona e che tipo di percorso psicologico è consigliabile per la risoluzione delle principali difficoltà riscontrate.
La psicodiagnosi prevede
1) Colloqui conoscitivi, anamnestici e clinici.
Attraverso tecniche di colloquio si approfondiscono le caratteristiche personologiche del paziente e si acquisiscono informazioni cliniche rilevanti ai fini psicodiagnostici. In questa fase lo psicologo raccoglie informazioni riguradanti la storia di vita della persona, delle sue principali relazioni e vengono raccolte tutte le informazioni per identificare le caratteristiche funzionali e disfunzionali del paziente.
Se c'è una difficoltà o una richiesta specifica, la si analizza in maniera approfondita con un focus molto stretto per identificare origini e conseguenze in maniera più chiara e definita possibile.
2) Test di personalità
Servono per definire il profilo di personalità della persona.
I test di personalità utilizzati in ambito psicologico e psichiatrico richiedono, ciascuno, in media:
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2 ore di somministrazione
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7 ore di analisi e interpretazione
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4 ore per stilare una relazione psicologica finale
Il profilo di personalità che ne risulta è molto accurato con un'attendibilità clinica molto alta.
L'utilizzo di 2 o 3 test + 2-3 colloqui clinici aumenta notevolmente l'accuratezza del profilo personologico offrendo un grande valore aggiunto per un possibile percorso psicologico o un'analisi personologica utile per fini medico-legali.
Le informazioni che si ottengono sono:
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Le qualità relazionali
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L'organizzazione e struttura del pensiero
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L'organizzazione globale della personalità
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Il funzionamento cognitivo
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L'affettività
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La sfera emotiva
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L'immagine di Sé
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I meccanismi di difesa
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Funzionamento dell'Io
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Funzionamento dell'inconscio
L'approccio psicodinamico
A grandissime linee il modello psicodinamico si basa su una approfondita lettura di ciò che accade nella vita del paziente analizzando i vissuti più profondi della persona, connettendoli alla sua storia di vita, alle sue emozioni, ai suoi principali rapporti, agli schemi mentali ricorrenti e alle sue strategie funzionali e disfunzionali di risoluzione dei problemi.
La lettura degli eventi e il significato che gli si dà vengono effettuati attraverso un'interpretazione contemporanea che vede la persona come creatore attivo delle proprie difficoltà attraverso una serie di frustrazioni e di "sgambetti" inconsci che si autocrea.
Capita molto spesso di renderci conto che "basterebbe poco per..." ma per qualche motivo quel "poco" non si riesce a fare. Ecco, una lettura psicodinamica di questi "impedimenti" che ci si autocrea sono uno dei mezzi privilegiati per trovare un significato e una soluzione ai propri "fallimenti" e alle proprie difficoltà.
L'approccio psicodinamico lo utilizzo in maniera integrata e alternata alla tecnica sistemico-relaizonale poichè presenta dei limiti importanti che rendono il percorso psicologico:
1) Eccessivamente lungo
2) A volte critico e frustrante
2) Eccessivamente profondo rispetto al problema presentato
Dunque, a meno che il paziente non richieda esplicitamente un percorso ed un lavoro più lungo e profondo, lo utilizzo in maniera flessibile e alternata con l'approccio sistemico-relazionale che, essendo definito "terapia breve", lavora con strategie di cura di notevole efficacia.
L'approccio sistemico-relazionale
Nel momento in cui il modello psicodinamico mette al centro la persona e le sue caratteristiche di personalità dando un'ottima lettura nelle dinamiche interne delle sue difficoltà, può creare l'idea che sia la persona "il problema" e che sia la persona a dover "guarire" o a dover trovare una soluzione ai propri limiti e ai propri problemi.
Reputando questo aspetto IL PIÚ GRANDE LIMITE dell'approccio psicodinamico, il modello sistemico-relazionale reputa la difficoltà della persona una strategia positiva di adattamento che, però. porta con sé alcuni limiti che devono essere risolti (tecnica della connotazione positiva del sintomo).
L'approccio sistemico-relazionale vede il problema e il sintomo come un comportamento intelligente ma autolimitante che si sviluppa nelle relazioni familiari d'origine e ci si porta dietro per tutta la vita.
Lo scopo dell’intervento terapeutico è quindi individuare il ciclo/sequenza autorinforzante e interromperlo nel minor tempo possibile.
Questo grande cambiamento di prospettiva ha aperto un panorama enorme nell'approccio moderno della psicologia e della psicoterapia arrivando così a sentire l'esigenza di modificare persino il modello classico psicoanalitico.
Questo radicale cambiamento mette in relazione il mondo interno della persona con il mondo esterno (le relazioni, i conflitti familiari, le relazioni di potere, legami di dipendenza, le rivalità, ecc..) offrendo:
1) Una lettura complessa della propria storia personale
2) Una lettura nuova e diversa da quella che ci si è sempre raccontati (Cit. "Storie permesse storie proibite" V. Ugazio)
3) Una lettura più chiara delle proprie scelte e azioni
Un altro grande sviluppo della psicologia sistemica è che il sintomo o la psicopatologia è visto non come un problema specifico della persona da dover risolvere, ma come un comportamento intelligente e adattivo che, purtroppo, porta con sé anche degli svantaggi: una strada che la persona in maniera inconsapevole o parzialmente inconsapevole ha prodotto come strategia per relazionarsi o per risolvere un problema relazionale più ampio.
Il problema quindi si sposta da ESSERE DELLA PERSONA ad ESSERE TRA LE PERSONE e questo cambio di paradigma ha fatto sì che la terapia di indirizzo sistemico non sia più un percorso pesante, frustrante, svilente dove l'assunzione di colpe e di responsabilità crea o può creare un forte senso di inefficacia e di continuo giudizio critico verso se stessi ma anzi, radicalmente l'opposto.
La terapia sistemica è una terapia che esalta le risorse del paziente e legge in maniera positiva tutto ciò che in maniera autocritica è stato RACCONTATO A SE STESSI come "inadeguatezza", "incapacità", "paura", "insicurezza", "stupidità", "inconcludenza" oppure come "patologico", portando la persona, la coppia o la famiglia a definirsi e raccontarsi come "problematica", "diversa", "cattiva", "sbagliata", ecc.. .
L'obbiettivo è quindi: RACCONTARE UNA NUOVA STORIA che non si basi più su aspetti di autocritica ma su elementi di grande risorsa determinando così UN CAMBIAMENTO profondo di grande efficacia.
L'obiettivo è eliminare "la vocina interna" che dà e si prende le colpe in favore di "una vocina" che legge il proprio passato, la propria realtà e il proprio futuro in termini positivi e costruttivi.
La nuova storia di vita che viene riletta e scoperta attraverso un "terzo occhio" durante il percorso psicologico si scoprirà essere molto più aderente alla realtà dei fatti rispetto alla storia che ci si è raccontati e che ci ha ingannato fino a quel momento. Infatti uno dei lavori fondamentali da svolgere durante le sedute è trovare le differenze tra STORIA VISSUTA E STORIA RACCONTATA (Valeria Ugazio, Storie permesse storie proibite, 1998. Ristampa e ampliamento, 2012).
La nuova storia personale è una scoperta meravigliosa che terapeuta e paziente scoprono insieme seduta dopo seduta. Ma soprattuto è una storia che dà finalmente senso e significato a tutta una serie di domande su comportamenti, emozioni, relazioni, amori, amicizie, pensieri, progetti e scelte di vita che risultavano fino a quel momento senza un significato e senza un filo rosso che le unisse in maniera logica e coerente.
Il sostegno psicologico ad indirizzo sistemico è l'apertura di una nuova finestra esistente ma ignota su un mondo pieno di risorse completamente inesplorate che modificherà radicalmente la percezione di sè e degli altri acquisendo e recuperando delle capacità che si hanno ma che purtroppo, e per varie ragioni, sono state inibite e congelate.
In ultimo, l'approccio sistemico-relazionale è un APPROCCIO BREVE: è un modello che si basa sullo sviluppo di nuove competenze di cui una di queste (una delle fondamentali) è lo sviluppo dell'INDIPENDENZA e dell'AUTOEFFICACIA PERSONALE quindi, per coerenza, è importante che non si sviluppi nel lungo periodo un rapporto di dipendenza reciproca tra psicologo e paziente.
Andare dallo psicologo può nascere come bisogno ma non deve diventare esso stesso un bisogno ma, anzi, deve diventare nel tempo un rapporto di "consulenza" (che volendo può essere ripetuto più volte nell'arco degli anni) e che lascia lo spazio al cammino individuale e personale. Per fare questo quindi lo psicologo con approccio sistemico chiede ad un certo punto al paziente di andare avanti da solo anche se non tutto è stato risolto innanzitutto perchè lo psicologo non ha il mandato di risolvere tutte le difficoltà della vita di un paziente e in secondo luogo perchè il rischio è che il paziente trovi "nuovi e fittizzi problemi" per mantenere il rapporto con lo psicologo.
Lo psicologo serio, dunque, è colui che ad un certo punto chiede al paziente di mettersi in gioco da solo tendo sempre comunque aperta, ma non in maniera continuativa, la porta dello studio nei momenti più difficili. La continuatività di tutte le cose, dallo psicologo, al lavoro, alle relazioni, alle amicizie, crea alla lunga l'idea di "di non sapercela fare da soli", "di non sapere come farcela senza lo psicologo" e l'idea di "essere incapaci e impossibilitati a cambiare".
Per non incappare in questo tranello che ci si autocostruisce e ci si costruisce nelle relazioni con gli altri (e quindi anche con lo psicologo), è necessario trovarne uno che non abbia bisogno del paziente per pagarsi le bollette o le rate del mutuo ma di uno psicologo che nel più breve tempo possibile lasci andare il paziente per la sua strada.
La libertà e l'indipendenza del paziente dallo psicologo ma anche dello psicologo dal paziente è un obbiettivo comune poichè nei legami di eccessiva dipendenza non si progredisce, non si cresce e si vive e si lavora male. Se io come psicolgo avessi gli stessi 20 pazienti per tutta la vita reputerei questa mia situazione come un fallimento personale e lavorativo allo stesso modo di come lo vivrebbe una sarta che per tutta la vita ripara sempre gli unici 20 vestiti senza mai creare abiti nuovi per nuove persone.
La battuta che ci si fa spesso tra gli psicologi sistemici è: "Sei un bravo psicologo quando hai l'agenda vuota di vecchi pazienti ma hai l'agenda piena di primi appuntamenti".
QUI SOTTO UN VIDEO DI VALERIA UGAZIO, DIRETTRICE DELLA SCUOLA DI SPECIALIZZAZIONE STISTEMICO-RELAZIONALE EIST, CHE ILLUSTRA L'APPROCCIO SISTEMICO-RELAZIONALE DI MILANO DA ME SEGUITO GRAZIE AI SUOI CONTINUI INSEGNAMENTI, AGGIORNAMENTI E ALLE SUE INDICAZIONI PROFESSIONALI
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